Guida all’osservazione – 3 Esempi
1 – Guida all’osservazione della cartolina 1 dim. 10 x 15 cm.
Il titolo
” La scritta “Giorno della Memoria della Shoah” in maiuscolo e vuoto indica che c’è qualcosa da conoscere. La parola Shoah in ebraico significa sterminio ed indica lo sterminio degli Ebrei, avvenuto in diversi luoghi dell’Europa tra il 1941 e il 1945. In particolare la data del 27 gennaio 1945 ricorda il giorno della liberazione dei superstiti del campo di annientamento di Auschwitz, da parte dell’esercito sovietico.
L’immagine
La finestra aperta con una candela accesa sul davanzale esprime che qualcuno è sveglio ed ha la finestra aperta ed illuminata per far sapere ad altri che sta ricordando qualcosa. Sul vetro a sinistra della finestra sono riportate due date che indicano il tempo intercorso tra la fine della Shoah -1945 – e l’anno in cui stiamo ricordando questa data. Sul vetro a destra della finestra, ci sono due spazi vuoti con alcuni puntini per scrivere il nome dell’alunno e quello di una persona con la quale vuole ricordare questa data. Oltre la finestra, il cielo stellato esprime lo stupore per la vastità del cielo.
Possibili azioni degli alunni Le azioni che possono fare gli alunni sulla cartolina possono essere equiparate alle azioni di sepoltura che curano l’affettività di coloro che accudiscono il corpo ferito dell’Umanità.
E’ necessario infatti porre attenzione particolare al colore e alla sua intensità. Usare tinte che non aggrediscano le diverse forme, ma che trasmettano i sentimenti di affetto e di tenerezza, di assunzione, espressione e condivisione del dolore.
Il testo: Oggi ricordiamo” precisa l’azione che sarà presentata e svolta in classe.
2 – Guida all’osservazione della cartolina 2 dim. 10 x 21 cm, in verticale
Il titolo
Giorno della Memoria – La parola Memoria indica l’azione del ricordare come movimento del cuore e del pensiero che consente di tornare indietro nel tempo e di rimettere al centro dell’attenzione affettiva e cognitiva (cuore) persone, fatti e eventi che, accaduti nel passato, hanno continuamente bisogno di essere rimemorate al presente per tenere viva la sensibilità a distinguere il male e a evitare che si ripeta.
Shoah in ebraico significa sterminio ed indica lo sterminio degli Ebrei, avvenuto in diversi luoghi dell’Europa tra il 1941 e il 1945. In particolare la data del 27 gennaio 1945 ricorda il giorno della liberazione dei superstiti del campo di annientamento di Auschwitz da parte dell’esercito sovietico. Le due date sotto il titolo indicano il tempo intercorso tra la fine della Shoah -1945 – e l’anno in cui stiamo ricordando questa data.
L’immagine
La struttura del disegno serve a dare un contesto ai fatti. Rappresenta un cuore che trattiene una frase, il cuore è posto sopra due fili spinati. Dal filo spinato si staccano alcune rondini in volo. Il filo spinato indica la prigionia. Il cuore indica la ferita ancora aperta in uno spazio geografico, al centro dell’Europa. Le sei candele accese riportano i nomi dei Campi di sterminio, e indicano i sei milioni di uccisi la cui voce non si è spenta, ed è rappresentata dalle rondini in volo. Le rondini in volo che si staccano dal filo spinato indicano il desiderio di libertà. Tra il filo spinato c’è lo spazio per i nomi dei due studenti che avranno realizzato insieme il lavoro proposto.
Il testo
“La loro memoria sia di benedizione nel mondo a venire” I diversi tipi di scrittura evidenziano le diverse parti di testo. La parola Memoria scritta in maiuscolo e in carattere vuoto indica che c’è qualcosa da riportare alla mente e dunque da riempire con l’attribuzione del significato personale e collettivo ai fatti accaduti. La parte di testo scritta a mano indica che il mittente può fare qualcosa di personale e di collettivo per rimemorare i fatti. La frase riprodotta al centro del cuore è tratta dalla preghiera ebraica per i defunti che si chiama in ebraico Kaddish. Altre frasi interessanti sono reperibili nel testo – Etty Illesum Diario 1941 – 1943. “Se le persone si convincono che Auschwitz non ci sia stata, è più facile che Auschwitz ci sia ancora”. Commento “Ricordiamo che la Shoah è avvenuta nel cuore dell’Europa ed è ancora un grande dolore”. Alunni scuola elementare “Masaccio” – Treviso 2000
3 – Guida all’osservazione della cartolina 3, dim. 15 x 21 cm, verticale
Il titolo
Giorno della Memoria 2009 rimane maiuscolo e vuoto. Indica che c’è qualcosa da conoscere. E’ posto in verticale per introdurre la frase riportata sotto l’immagine, tratta dalla presentazione nella prima di copertina del volume “Raccontami un altro mattino” di Zdena Berger, ed. Baldini Castoldi Dalai, Milano 2008.
L’immagine – La struttura del disegno contestualizza l’esperienza di Tania, raccontata nel verso della cartolina. Come nel suo vissuto, è rappresentato un “prima” e un “dopo”: un passato storico doloroso in Europa fino al 1945 e un presente più sereno che le permette di far affiorare i ricordi di amicizia che le hanno dato il coraggio e l’energia per sopravvivere. I ragazzi a scuola rappresentano ciò a cui è possibile formare: alla memoria di ciò che è stato, al riconoscimento degli errori, al coraggio di interrogare se stessi: “Perché è potuto accadere?” Cercare gesti quotidiani di amicizia per anticipare una vita dignitosa per tutti.
Il testo
Le date riquadrate indicano l’intervallo cronologico tra la fine della persecuzione degli Ebrei in Europa e l’anno in corso. Il racconto di Tania presenta, nella prima parte alcuni tratti della sua biografia. Nella parte centrale l’esperienza del ritorno. Nell’ultima parte l’esperienza della scrittura come forza risonante per riportare in superficie i gesti quotidiani di coraggio che hanno aiutato lei a sopravvivere e aiutano noi a interrogare noi stessi.
Sintesi sul retro della cartolina
Tania aveva quattordici anni quando i carri armati tedeschi entrarono a Praga nel 1939. Nel 1941 fu internata nel campo di concentramento di Terezin, poi nei campi di Auschwitz e Bergen Belsen fino al 1945. Tornata a Praga, le fu molto difficile spiegare cos’era accaduto. Le persone che incontrava non avevano tempo di ascoltarla. Avrebbe voluto gridare, ma gli altri non avrebbero capito. Avrebbe voluto ridere, ma non poteva ridere da sola. Anche per piangere avrebbe avuto bisogno di un posto dove andare. “Vorrei un rifugio da cui si potesse anche uscire”. La casa, quello spazio familiare segnato dalla consuetudine, disposto in modo da riconoscerlo al buio, era per lei ancora lontano. Quando, dopo molti anni, riuscì a scrivere un libro, riaffiorarono i gesti che l’avevano aiutata a sopravvivere nel tempo della deportazione: il sapore di una mela divisa in tre parti, il tocco di una mano fresca sulla fronte, la leggera pressione delle dita sulla sua spalla.
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